È il caso per esempio della
testimonianza di Mario Bianchi, 85 anni, entrato nel Corpo dei Vigili del Fuoco
di Roma a 16 anni, e rimasto in servizio per 5 mesi come allievo da maggio a
settembre 1943. Il Bianchi ha una memoria lucidissima, si ricorda benissimo le
date e i luoghi, lo intervistano spesso all’università per storia contemporanea
(gli piace parlare molto del periodo trascorso nelle forze armate di
liberazione e si meraviglia che qualcuno gli domanda il suo trascorso nei
pompieri).
Mario ci racconta che nel maggio
1943 entrò nei Vigili del Fuoco e fu subito trasferito ad Acilia, dove c‘era
una caserma formata da due capannoni molto grandi e dal castello di manovra per
gli addestramenti. In questa caserma, nel cui territorio circostante da come ci
racconta Mario imperversava pure la malaria, alloggiavano più di cento vigili,
le camerate erano molto ampie e contenevano letti a castello a tre piani. Non
esistevano i bagni, la cui funzione era assolta da buche di fortuna scavate
all’esterno e periodicamente ricoperte. La mensa era costituita esclusivamente
da brodo e da una piccola porzione di carne.
Alla mattina gli allievi facevano
istruzione militare, e al pomeriggio c’erano le esercitazioni pompieristiche
(l’istruttore era il Vigile Scelto Giusti). Alle 17 c’era la libera uscita ma
già alle 20 bisognava rientrare (1). Gli allievi di stanza ad Acilia non
partecipavano agli interventi ordinari, ma erano pronti ad essere impiegati in
caso di bombardamento o altra grande calamità. Mario Bianchi ricorda di essere
intervenuto dopo il bombardamento di Ostia, avvenuto alcuni giorni prima del 19
luglio, e ricorda benissimo il bombardamento di San Lorenzo, quartiere dove il
Bianchi abitava con tutta la famiglia. Mario racconta che nella tarda mattinata
del 19 luglio la Centrale di Roma chiamò la caserma Acilia per avvisare di
prepararsi per intervenire nei luoghi colpiti dal bombardamento. Vennero da via
Genova con diversi camion a prelevare tutti gli allievi, e Mario ricorda che
non appena oltrepassarono l’Arco di S. Bibiana videro l’inferno. L’edificio che
ospitava la farmacia Sbarigia era crollato, c’erano morti a decine e binari
divelti. Man mano che procedevano nel quartiere si resero sempre più conto del
disastro, decine di palazzi crollati, molti morti nel piazzale del cimitero
Verano. Vennero formate squadre di 10 vigili, la squadra dove operava il Bianchi
era guidata dal Vigile Scelto Giusti. Operarono che ancora erano in corso i
bombardamenti, e intervennero per primi nel carcere minorile dove estrassero i
corpi di diversi ragazzi. Quindi si spostarono in via dei Sardi, dove il crollo
di un palazzo aveva seppellito ben 13 vigili del fuoco. La squadra del Bianchi
lavorò a lungo su questo crollo, senza riuscire a trovare i corpi dei colleghi
periti. Seppe poi che i loro corpi furono disseppelliti diversi giorni dopo da
altre squadre. Gli allievi di Acilia restarono a lavorare a San Lorenzo per
alcuni giorni, quando smontavano dal servizio alloggiavano in un convento che
si trovava nei pressi. Dopo tre o quattro giorni rientrarono nella loro
caserma.
Mario Bianchi ricorda molto bene
anche le vicende legate all’8 settembre del 1943. Ricorda che un vigile in
caserma aveva una radio, e dalla stessa aveva ascoltato il dispaccio che
annunciava l’armistizio. Loro non compresero bene cosa questo significasse,
quindi andarono a dormire nelle camerate come nulla fosse. All’improvviso
furono tutti svegliati da un gran rumore, la caserma era stata occupata dalle
truppe tedesche con i blindati. I vigili furono disarmati, e in un primo
momento i tedeschi sembravano non comprendere che erano pompieri, credevano
piuttosto che fossero soldati. Vennero quindi allineati sul muro in gruppi di
quattro, e in quel momento il Bianchi temette che sarebbero stati fucilati sul
posto. Invece vennero soltanto perquisiti, e subito dopo mandati via. Confusi,
gli allievi rientrarono a Roma a piedi, alcuni si diressero alla caserma di
Ostiense, altri come il Bianchi semplicemente rientrarono nelle proprie case.
Qui finisce l’esperienza del
nostro testimone nel Corpo dei Vigili del Fuoco. Lo stesso, successivamente,
entra nei GAP (2), e partecipa a diverse azioni partigiane. Insieme con le
truppe di liberazione italiane combatte anche al nord.
NOTE:
(1) Il personale permanente
rispettava invece un altro orario di servizio.
(2) Gruppi di Azione Patriottica.
Mario Bianchi ci ha anche rilasciato una interessantissima intervista sulla sua attività di partigiano, impegnato attivamente nella lotta di Liberazione:

Nessun commento:
Posta un commento