Uno tra tanti, ma particolarmente significativo da meritare
questo piccolo approfondimento, è il pompiere romano Giovanni Baldieri, che il
20 settembre del 1870, giorno della presa di Roma, issò la bandiera italiana
sulla Torre Capitolina.
Trascrivo il testo contenuto in un articolo del quotidiano
romano Il Messaggero del 2 marzo 1940, dal quale apprendiamo
questa vicenda:
“Abbiamo pubblicato, giorni or sono, un’intervista con
Fausto Maviglia, il Sampietrino che per primo issò la bandiera bianca sul
cupolone il 20 settembre 1870. In quello stesso giorno un vigile del fuoco,
Giovanni Baldieri, patriota e cospiratore, issò il tricolore sulla Torre
Capitolina. Mentre le truppe italiane forzavano Porta Pia e Porta San Pancrazio
il Baldieri alla testa di un piccolo gruppo di uomini attaccava i pochi soldati
pontifici che difendevano il Campidoglio e dopo averli dispersi raggiungeva con
una scala [la scala romana? Nda.] la Torre Capitolina e vi
issava il tricolore”.
Dall'ultima recente pubblicazione dell’architetto e storico
dello sport Livio Toschi apprendiamo che anche il noto scrittore Edmondo De
Amicis, che il 20 settembre del 1870 entrò in Roma con l’esercito italiano,
conferma in un suo libro che fu un pompiere a issare la bandiera italiana sulla
torre del Campidoglio.
Baldieri resterà un cognome assai noto nell’ambito del Corpo
dei pompieri di Roma. Nel corso di altre ricerche lo ritroviamo spesso citato,
ad esempio all’interno di Roma città del fuoco, la pubblicazione
edita nel 2002 dal Comando di Roma, che a pag. 160 riporta:
“La cronaca dell’episodio [l’incendio dello
stabilimento Danesi, avvenuto il 5 ottobre 1894, nda] riporta in modo
dettagliato i nomi degli intervenuti che erano personaggi pubblici, molto
amati. Ad esempio i tenenti Baldieri erano cinque fratelli conosciuti nella
città per essere tutti volontari nel Corpo dei Pompieri romani. In particolare
Settimio era uno dei più popolari: soprannominato “il pompierone” per la sua
massiccia corporatura (“Statura m. 1,85; peso Kg. 104; stommico de struzzo e
core de leone”) (…). Come Ufficiale del Corpo dei Vigili del Fuoco, Settimio
Baldieri fu determinante per il coraggio ed il sangue freddo dimostrato nella
risoluzione di gravissimi incendi, quali l’incendio del pastificio Pantanella,
di palazzo Odescalchi, del Circo Reale e di molti altri. In un bollettino
dell’epoca riferito ad uno di questi incendi, si legge: “Tale era l’impeto e la
potenza del fuoco, che quasi tutti i pompieri presi per un istante dal panico,
restarono stupiti ed inerti. Il tenente Baldieri comprese che doveva andare.
Coi suoi centoquattro chili di peso si lanciò sulla scala-porta (circa venti
metri di altezza) la salì lestamente e di lassù impartì ordini a gran voce. I
pompieri elettrizzati applaudirono, scattarono, agirono, e l’incendio fu domato”.
Con tutta probabilità Giovanni Baldieri apparteneva alla
stessa famiglia di pompieri della quale faceva parte anche il tenente Settimio
Baldieri (era forse uno dei quattro fratelli di quest'ultimo?), di cui sopra si
sono raccontate le gesta. Cercheremo conferme nell’ambito delle nostre
ricerche, che continuano a tutto campo.
Note bibliografiche:
Edmondo de Amicis, Le tre capitali:
Torino-Firenze-Roma, Catania, 1898.
Il Messaggero del 2 marzo 1940.
Armando Morici, Il pompierone, Strenna dei
Romanisti XX, 1959, pp. 301-302.
Roma città del fuoco, Comando Provinciale Vigili del
Fuoco Roma, 2002.
Livio Toschi, Vigili del Fuoco lottatori e pesisti –
90 anni di successi: 1919-2009, Roma, 2009.
